Fiat completa il takeover Chrysler per un piatto di lenticchie

Marchionne  ha ora il 100% della malandata n.3 di Detroit. Il sindacato auto incassa e muore.

NEW YORK (WSI) – Fiat acquisirà da Veba la partecipazione del 41,5% detenuta dal fondo sanitario del sindacato americano Uaw in Chrysler. Il closing è previsto entro il 20 gennaio 2014. Fiat verserà a Veba 3,65 miliardi di dollari, di cui 1,75 miliardi in contanti e 1,9 miliardi come dividendo straordinario. Per l’acquisizione l’unica parte che Fiat pagherà in cash ammonterà a 1.750 milioni di dollari e lo farà utilizzando la liquidità disponibile. E’ quanto emerge da una nota diffusa dal Lingotto.

CHRA fronte della vendita della partecipazione detenuta in Chrysler Group, spiega il Lingotto, Veba riceverà un corrispettivo complessivo pari a 3.650 milioni di dollari: un dividendo straordinario che Chrysler Group pagherà a tutti gli azionisti, per un totale pari a circa 1.900 milioni di dollari.

Alla luce della struttura di finanziamento dell’operazione VEBA, sottolinea il Lingotto non è previsto un aumento di capitale da parte di Fiat. “Aspetto questo giorno sin dal primo momento, sin da quando nel 2009 siamo stati scelti per contribuire alla ricostruzione di Chrysler”. Così John Elkann, presidente di Fiat, commenta l’accordo con Veba. “Il lavoro, l’impegno e i risultati raggiunti da Chrysler negli ultimi quattro anni e mezzo sono qualcosa di eccezionale”.

L’operazione finanziaria, studiata dal Ceo Sergio Marchionne – il quale non ha pari per genialita’ sui mercati internazionali, e senza il quale il Lingotto avrebbe gia’ chiuso i battenti anni fa – si completa dopo un lungo periodo di “tira e molla” con il sindacato auto Usa (o quel che ne rimane, in una citta’ come Detroit che rappresenta la maggior bancarotta della storia degli Stati Uniti con un default da $18 miliardi). Tutto era cominciato quando la Fiat acquisi’ il controllo di Chrysler (anch’essa in bancarotta) come “gamba” di un’operazione di salvataggio avviata nel 2009 dall’amministrazione Obama, nel momento in cui piu’ acuta era la crisi finanziaria post crisi subprime.

Ingrandisci la foto
John Elkann e Sergio Marchionne, azionista Agnelli in Fiat e il geniale manager che ha compiuto la scalata alla n.3 di Detroit spendendo pochissimo.
Il Lingotto quindi ad oggi possedeva il 58.5% della Chrysler, e in tutto questo tempo Marchionne aveva cercato invano di conquistare il restante 41.5% in mano al sindacato dei lavoratori dell’auto UAW (United Auto Wokers), al quale l’amministrazione Obama aveva assegnato azioni in cambio di “concessioni” (assenza di rivendicazioni salariali).

Insomma, il sindacato non esiste piu’, e’ stato comprato.

Fiat ottenne all’inizio il 20% delle azioni Chrysler (nel 2009) passando in seguito al 35% con un ulteriore 15% ceduto dal governo Usa che aveva effettuato il salvataggio in fase di bancarotta (grazie al raggiungimento di tre diversi target fissati dal business plan). L’ex zar dell’auto del presidente Usa Obama, il banchiere Steve Rattner, dichiaro’ che il valore della Chrysler era all’epoca pari a “zero”.

Nel frattempo il ministero del Tesoro Usa ha messo in bilancio una perdita secca di $1.3 miliardi, nel bailout che in totale e’ costato ai contribuenti americani $12.5 miliardi (grazie ai quali di fatto la Fiat si e’ inserita diventando alla fine, oggi, azionista con il 100%).

“Oggi: $8.8 miliardi, grossa vittoria per i membri UAW e per gli i cittadini americani” ha postato Rattner su Twitter.

Sul ruolo del sindacato, il comunicato ufficiale recita:

“A fronte di tali contribuzioni, la UAW assumerà alcuni impegni finalizzati a sostenere le attività industriali di Chrysler Group e l’ulteriore implementazione dell’alleanza Fiat-Chrysler, tra cui l’impegno ad adoperarsi e collaborare affinché prosegua l’implementazione dei programmi di World Class Manufacturing di Fiat-Chrysler, a partecipare attivamente alle attività di benchmarking collegate all’implementazione di tali programmi in tutti gli stabilimenti Fiat-Chrysler al fine di garantire valutazioni obiettive delle performance e la corretta applicazione dei principi del WCM e a contribuire attivamente al raggiungimento del piano industriale di lungo termine del Gruppo”.

Fino ad oggi anche se Fiat e Chrysler, sotto la diabolica regia di Marchionne, si erano fuse a livello di management, la situazione finanziaria era rimasta separata. Marchionne era CEO di Fiat e anche chairman e CEO di Chrysler, adesso il salvatore della famiglia Agnelli sara’ chairman e CEO di un’unica conglomerata auto.

Non e’ nemmeno detto che il nome Fiat resista a lungo, potrebbe sopravvivere il solo marchio Chrysler, che ha piu’ appeal su un mercato globalizzato al di la’ dei due paesi di riferimento, cioe’ Usa (molto ampio) e Italia (in via di continuo ridimensionamento per le terribile recessione in cui versa la penisola). Chrysler ha una quota di mercato negli Stati Uniti dell’11.2%.

Stando ai documenti presentati da Chrysler (che e’ una societa’ privata, non quotata in borsa, il cui Ipo slitta anche quest’anno) i target aziendali per il 2013 sono i seguenti:

– numero di veicoli consegnati a livello mondiale: 2.6 milioni
– fatturato netto: $72-$75 miliardi
– profitto operativo: $3.3-$3.8 miliardi
– risultato netto: $1.7-$2.2 miliardi
– Free Cash Flow: sopra $1 miliardi

Al 30 settembre 2013 la liquidita’ totale disponbile era pari a $12.8 miliardi, piu’ o meno equivalenti all’indebitamento, pari alla stessa data a $12.4 miliardi. FONTE